Ezio @EzioDomenighini

sciabola e inveisce contro il Luogotenente, poi s'imbarca alla volta di Napoli insieme ai suoi uomini.

un intervento del generale Lanza riesce, infine, a convincerlo della necessità di non riprendere il fuoco. Si tratta di una pesante rinuncia, che finisce per sancire la perdita definitiva della capitale, consegnata agli insorti il 6 giugno. Von Mechel è furibondo: rompe la

forsennata verso il centro. Viene bloccato da due ufficiali borbonici. Lo informano della sospensione dei combattimenti. Il generale rifiuta categoricamente di cedere le armi: è quanto mai pronto e risoluto a battersi. Non accetta la pavida rassegnazione dei suoi superiori. Solo

borbonico si sarebbe deciso di chiedere un armistizio, che Garibaldi (a corto di munizioni e di forze) si affrettò a concedere. Così lo svizzero approda in una città devastata e tacita, sbaraglia una squadra di picciotti in prossimità della Fiera Vecchia e continua la sua marcia

generali napoletani Filippo Colonna (combatté strenuamente nella battaglia di Palermo contro i garibaldini) non poté credere a quello che farà Lanza. Mentre Von Mechel avanza furioso verso la capitale, non può immaginare che, dopo giorni di duri scontri armati, il comando

1860 Il 24 si festeggia il compleanno della Regina Vittoria d’Inghilterra. Torniamo al valoroso Generale borbonico. Enorme è la rabbia dello svizzero Von Mechel quando si accorge di aver sottovalutato la pericolosità del traditore Ferdinado Lanza. Anche uno dei più capaci

blocca nel porto e nelle fortezze di mare e che resteranno in queste condizioni fino all’ingresso di Garibaldi. Gli Inglesi hanno una mappa precisa della dislocazione delle difese disposta dal Lanza. L’entrata di Garibaldi a Palermo non potrà avvenire prima del giorno 27 maggio

e le truppe potevano introdursi in città, portandosi nella zona della Fiera Vecchia (luogo simbolo ove iniziò la rivoluzione siciliana del 1848). Ci sono migliaia di soldati a disposizione e truppe scelte imbottigliate nelle cinque navi da guerra che il generale borbonico Lanza

borbonici della 9º di linea, appostati dietro un terrapieno, avevano sostenuto l'urto dell'attacco, dopo, non vedendo giungere rinforzi, si erano ritirati verso il corpo di guardia delle RegiePoste, che si trovava vicino alla chiesa di San Cataldo.Le barricate venivano abbattute

Nessuno aveva intenzione di abbandonare la meta. Il Generale inviò una compagnia per prendere alla spalle i borbonici della Guadagna e farne cessare il fuoco, come avvenne. Nel frattempo molti garibaldini erano riusciti ad entrare in città, grazie al fatto che i 59 soldati

città, quando venivano colpiti dal fuoco congiunto di un reparto d'artiglieria e di un cannone posizionato su una delle navi da guerra borboniche. Lajos Tüköry (Luigi Tukory), patriota e ufficiale ungherese, cadeva sul colpo. Cairoli, Canzio e Bixio erano malamente feriti.

i garibaldini perdevano 2 cannoni e si ritrovavano costretti ad indietreggiare sino a Giuliana. Alle quattro del mattino del 27 maggio, altre squadre di Garibaldi erano pronte ad entrare a Palermo. Si trovavano nei pressi di Porta Termini e stavano per varcare le mura della

Garibaldi a Corleone. Difatti essi, giunti a destinazione, vi trovarono solo le truppe garibaldine di Orsini (il quale fece credere che la spedizione si avviasse all’interno della Sicilia). Dopo averle sbaragliate si diressero in tutta fretta verso Palermo. Nello scontro,

sinistra, per proseguire in direzione di Marineo, intenzionati a raggiungere Palermo di soppiatto, cogliendo di sorpresa i comandi borbonici, riuscendo ad eludere i reggimenti del generale Von Mechel e del colonello Ferdinando Beneventano del Bosco, convinti di raggiungere

Corleone, e chiunque avrebbe scommesso che ad essi avrebbe fatto seguito tutto il resto dei Mille. Al calare della notte anche gli altri volontari si erano avviati per la stessa strada. Dopo qualche chilometro, quegli uomini, guidati dallo stesso Garibaldi, avevano svoltato a

infermi, e 5 cannoni con 50 artiglieri e 150 picciotti siciliani. Gli ultimi bagliori del tramonto siciliano infuocavano il cielo: così la popolazione di Piana aveva potuto scorgere con facilità quella colonna di “rivoluzionari”, al comando di Vincenzo Orsini, incamminarsi verso

per due volte. Rosolino Pilo scomparso. Le truppe di La Masa, dopo la fuga precipitosa, cominciavano a disperdersi disordinatamente per le campagne. Mossa a sorpresa di Garibaldi: mettere in marcia, all'improvviso, una quarantina di carri con i bagagli, i soldati feriti e gli

garibaldini, non restava che la ritirata su Piana dei Greci, dal lato di Corleone, abbandonando lo spartiacque verso Palermo, per procedere verso l'entroterra dell'isola. Si arrivava a Piana la sera del 24. Il morale dei volontari era scosso:la marcia sulla capitale era fallita

di regi pronta ad attaccare frontalmente, ma anche, del tutto inattesa, una grande truppa in arrivo da destra, verso le sorgenti dell'Oreto. L'idea dei napoletani, era quella di compiere una manovra avvolgente: serrare in una morsa le truppe garibaldine. A quel punto ai

1860. L’INVASIONE DELLA SICILIA. I CONQUISTATORI ANGLO-PIEMONTESI-GARIBALDINI E MAFIOSI (Parte 2) IL VALOROSO GENERALE BORBONICO VON MECHEL L’alba del 24 maggio era destinata a proiettare una luce impietosa sui disegni di Garibaldi. I primi raggi di sole mostravano una colonna